Cosa succede ad una comunità coinvolta in una grande tragedia come un evento sismico? Come reagisce il territorio quando chi lo popola è costretto ad abbandonare le proprie case, a cambiare il proprio stile di vita cercando di ricominciare?
Dall’agosto del 2016 il collettivo di fotografi TerraProject (Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini, Rocco Rorandelli) ha attraversato i luoghi del terremoto che ha colpito l’Italia centrale, da Amatrice ad Accumoli in Lazio fino ai comuni delle Marche e le frazioni circostanti, seguendo e raccontando le storie e i protagonisti di questo lungo e difficile ritorno alla vita. Il progetto è iniziato grazie ad una committenza fotografica da parte del quotidiano la Repubblica - un servizio fotografico al mese, per un anno, con l’obiettivo di non limitarsi a raccontare gli attimi dopo la tragedia ma con l’intenzione di “rimanere”. Un tempo di ricerca lungo che permette di osservare con attenzione le storie delle persone sul territorio, una narrazione lontana dal clamore dei primi giorni e vicina a chi ha scelto di resistere. I fotografi sono stati così testimoni di un tempo ciclico attraverso le stagioni, i tempi dell’agricoltura, gli anni scolastici e la vita quotidiana. Una costanza che ha portato il collettivo a proseguire in maniera indipendente per cinque anni, fino a quest’anno, anniversario del sisma e momento scelto per condividere con il pubblico e gli abitanti del territorio il lavoro svolto attraverso una grande mostra open-air. Il collettivo di fotografi TerraProject lavora da anni sulle conseguenze dei più devastanti sismi che hanno colpito il nostro paese negli ultimi 50 anni. Dal Friuli alla Sicilia, fino al terremoto dell’Aquila nel 2009: un’Italia che fa fatica a ricordare la storia recente, dove gli errori delle ricostruzioni mancate e della difficile gestione del territorio sembrano ripresentarsi ciclicamente. La mostra “Di semi e di pietre. Viaggio nella rinascita di un territorio” racconta attraverso più di 120 immagini questo lungo viaggio fotografico. Lo spettatore sarà guidato da una mappa attraverso 7 tappe collocate in diversi luoghi di Amatrice ed Accumoli, scelti perché importanti per il grande valore simbolico e sociale. Le immagini spaziano attraverso molteplici temi: quello che è successo subito dopo il sisma, il lavoro della ricostruzione e l’agricoltura che prova a ripartire, i protagonisti di queste storie, i paesaggi più significativi del territorio, la scuola, le condizioni abitative, senza dimenticare le numerose frazioni che costellano l’Appennino. Un progetto di documentazione capillare che viene mostrato all’aperto con installazioni site-specific e pensato per costruire un percorso il più possibile vicino agli abitanti. Portare le fotografie e la narrazione là dove questa narrazione è stata raccolta, costruita e pensata vuole essere un modo per proporre una restituzione democratica, gratuita e di partecipazione misurandosi con un pubblico-protagonista grazie anche alla concertazione con le amministrazioni locali, regionali e alla generosità dei cittadini che in questi anni hanno raccontato se stessi e il loro vissuto.
Le fotografie sono “piene di pietre”. Pietre dovute al sisma e al territorio montano. Pietre che ricostruiscono una memoria che deve rimanere indelebile ma che anche orientano chi guarda verso una nuova speranza e ottimismo: tra queste rocce germogliano i sogni ed i desideri di quelli che hanno resistito in questi anni. Ragazze e ragazzi, donne e uomini, anziani e bambini che vivono ancora in condizioni precarie ma che ogni giorno si prendono cura della propria terra, della propria comunità come semi pronti a germogliare.